(testi di Maurizio Angelucci  foto di Nicoletta Di Ciano)

Il centro storico

 

Se il ponte Diocleziano è la testimonianza più evidente della romanità di Lanciano, le case, le chiese ed i monumenti del centro storico indicano inequivocabilmente un'originaria struttura prettamente medievale. Infatti, il Medioevo è stato il periodo storico più significativo della città, non solo per l'importanza che ebbero le fiere locali ma anche per l'evoluzione della struttura urbana (conservatasi pressoché intatta).

Per la tradizione orale, l'antichissima città fu completamente distrutta dai Longobardi nel 571; questi ultimi, sulle sue rovine, avevano ricostruito un castello attorno al quale si formò il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il primo quartiere cittadino (Lancianovecchia). Secondo un'altra tradizione, la ricostruzione avvenne dopo un catastrofico terremoto avvenuto intorno al 770.

Nel Medioevo, Lanciano fu interamente fortificata in modo da fronteggiare le ricorrenti invasioni, assicurare la protezione civile ai cittadini e ai convenuti alle fiere e garantire il regolare svolgimento delle fiere stesse. Il nucleo cittadino si sviluppò sulle tre colline di Erminio, Selva e Pietroso, e vi si accedeva attraverso nove porte molto strette. Le campagne sottostanti non erano fortificate e in caso di attacchi esterni i contadini si rifugiavano nella parte alta della città. Ogni quartiere del centro storico si sviluppò su un colle attraversato centralmente da una via maestra e da stradine laterali attorno alle quali si formarono i nuclei abitati, la cui vita si regolava intorno alla chiesa principale del quartiere.

La Corte Anteana (l'attuale Piazza Plebiscito) costituì il punto di riferimento dell'espansione urbana perché attorno ad essa si formarono i quartieri di, in ordine cronologico, Lancianovecchia, Civitanova, Sacca e Borgo.

   

Piazza Plebiscito

 

Piazza Plebiscito è stata da sempre il centro propulsore della vita cittadina perché qui la gente s'incontrava, conduceva gli affari e teneva le pubbliche assemblee; si poteva assistere, di tanto in tanto, ai caratteristici spettacoli medioevali come le rappresentazioni di qualche attore girovago o le sacre processioni.

Nelle immediate adiacenze si trova il Ponte in pietra del  III secolo che fu dedicato all'imperatore Diocleziano. Esso, costruito per congiungere la periferia al centro, fu danneggiato varie volte  da smottamenti di terra e da terremoti, e restaurato nei secoli XII, XV e XVI. Il sottostante Auditorium è del XVI secolo.

 

C 'è anche un grande punto di passaggio sul Ponte Diocleziano, Il Corridoio del 1542.  

 

        Secondo una tradizione locale, per un forte terremoto si erano resero necessari, nel 1088, dei lavori durante i quali qualcuno scoprì una statua di terracotta della Madonna col Bambino. Da allora è iniziata la fortissima devozione per Maria S.S. del Ponte, la patrona di Lanciano. I cittadini attribuivano vari miracoli alla Madonna, per cui nel 1488  fu costruita una piccola cappella votiva sul ponte Diocleziano, nei pressi della vecchia cattedrale di S. Maria dell'Annunziata. La cappella votiva si trovava in un luogo troppo trafficato e fu necessario edificare la nuova cattedrale. Le due chiese si svilupparono sul ponte Diocleziano e quella dell'Annunziata si trovò ad incorporare la nuova chiesa. I lavori di costruzione dell'attuale cattedrale di Maria S.S. del Ponte proseguirono molto lentamente e sono riferibili ad epoche diverse; nel 1785, essa fu ulteriormente arricchita nella struttura interna ed esterna fino a giungere alle presenti e maestose forme architettoniche. Quando nel 1819 venne demolita la vecchia cattedrale dell'Annunziata, la chiesa di S. Maria del Ponte diventò la nuova  cattedrale di Lanciano e nel 1909, in seguito ad un Breve papale, anche Basilica. La sua facciata è veramente imponente, con una grande balconata al di sotto della quale ci sono quattro enormi colonne e tre grandi portali. Internamente vi sono conservati degli affreschi di Giacinto Diano su argomenti biblici e un pastorale d'argento del XVI secolo; sempre nel suo interno, così sfarzoso da contrastare con la semplicità neoclassica esterna, ci sono dei pregevoli altari laterali, una cappella del S.S. Sacramento e, soprattutto, il grandioso altare maggiore dove in una nicchia c'è la statua della patrona di Lanciano, Maria S. S. del Ponte.

 


        Poco distante dalla cattedrale c'è la sua torre campanaria, la Torre Civica, familiarmente chiamato Lu Campanile che è il simbolo di Lanciano. Costruita interamente in mattoni dal 1610 al 1614, alta 37 metri, è di forma quadrangolare e a tre ordini, ionico, dorico e corinzio. Da qui, puntualmente ogni mezzogiorno, viene sparato un colpo di cannone. Sulla sua sommità è posta una piccola campanella che suona tutte le mattine dalla 8 alle 8.30 e scandisce la vita cittadina. Essa si chiama La Squilla, come la tradizione del 23 dicembre, quando i lancianesi si recano nella casa del parente più anziano per fare gli auguri natalizi.

Inoltre nella piazza si trovano il marmoreo Monumento ai Caduti di tutte le guerre (1926)


 

e il Palazzo del Municipio (secoli XVII e XVIII).  

 

 

Il quartiere Lancianovecchia

 

Il primo quartiere cittadino si sviluppò sul colle Erminio ed è ancora ricco di testimonianze della sua storicità riscontrabile nei palazzi, nelle piazzette e nei vicoli (non sappiamo con precisione se sia stato fondato nel 571, dopo che i Longobardi avevano distrutto Lanciano, o nel 770, dopo un terribile terremoto). Le vie di accesso in salita, i vicoli ciechi e stretti per contrattaccare gli invasori, le case prive di finestre al pianterreno connotano la sua natura estremamente difensiva. La strada maestra del quartiere è Via dei Frentani, mentre ai suoi lati ci sono Via degli Agorai coi resti delle fortificazioni che si estendevano fino alla porta S. Biagio e proseguivano in Via dei Bastioni.

Partendo da Piazza Plebiscito, si noterà innanzitutto il Teatro Fenaroli che, inaugurato in uno degli anni dal 1840 al 1850, fu inizialmente dedicato ad un principe borbonico; dopo la disfatta della dinastia spagnola, i lancianesi lo intitolarono al loro musicista più celebre, Fedele Fenaroli (1730-1818). La semplice ma enorme struttura esterna del teatro, un misto di neoclassicismo ed ecletismo, presenta un cornicione sostenuto da quattro colonne tra le quali si intravedono tre porte che immettono nel suo interno; qui c'è una sala con cinquantasette palchetti disposti in quattro ordini, tra la platea e il loggione.

 

        Proseguendo, si nota l'antichità maestosa della Torre campanaria, detta della Candelora, che resta l'unica testimonianza della chiesa di S. Giovanni Battista, costruita con pietre e mattoni nel XIV secolo. Essa ha la forma di un parallelepipedo ed è divisa in due parti da una cornice. 

 


        Poco lontano, c'è la chiesa di S. Agostino del XIII secolo che fu restaurata nel 1690; altre notevoli modifiche vennero compiute nel 1827, nel 1910 e nel 1920 fu costruito un altare dove sono conservati la testa ed un braccio dell'apostolo S. Simone. L'esterno presenta un portale gotico, un rosone ed un'interessante scultura della Vergine col Bambino. La decorazione interna presenta un barocco molto puro e tra i vari oggetti di valore vanno segnalati delle statue di santi in legno, dei quadri su argomenti  biblici, un battistero e un candelabro del XVII secolo.

   

 Non lontano, c'è la chiesetta di S. Croce, chiusa al culto, che risale al 1583; qui avvenne un altro Miracolo Eucaristico della tradizione lancianese, le cui Sante Reliquie si trovano ad Offida nelle Marche.

Poco oltre, ci sono le botteghe medievali del XV secolo. Al pianterreno ci sono due porte molto antiche, di cui una ha un arco acuto e l'altra è in stile Gotico Borgognone. La parte superiore è databile al XV secolo e vi si può leggere un'iscrizione del nome del proprietario, Nicolaus Rubeus.

        Poi si arriva a S. Biagio, la chiesa più antica della città, del 1059, che ha un'architettura semplicissima. Il suo campanile risale al XV secolo mentre, nel suo interno, esiste ancora una cripta. S. Biagio si festeggia il 3 febbraio.

        Dietro la chiesa c'è la porta S. Biagio, un arco ogivale in pietra del XIII secolo, che costituisce l'unica superstite delle antiche nove porte cittadine.

        C'erano altre chiese parrocchiali nel quartiere, che furono abbattute nel 1819: S. Martino, S. Maurizio e S. Lorenzo.

 Il quartiere di Lancianovecchia ha una storia economica assai rilevante perché vi svolgevano la loro attività i vasai, i ramai e gli agorai che resero Lanciano famosa nel medioevo.

 

Il quartiere Civitanova

 

Il quartiere Civitanova (della città nuova) si sviluppò sul colle Selva dal X all'XI secolo, creando un nuovo spazio vitale all'urbanizzazione e all'economia cittadine. Ancor oggi, camminando per le sue strette strade e nei suoi stretti vicoli, s'intuisce che il nucleo originario si formò attorno alla chiesa di S. Maria Maggiore e alla strada maestra del quartiere, l'attuale Via Garibaldi (le vie parallele sono via Garibaldi e via della Ripa).

Le Torri Montanare dominano con la loro mole questa zona del quartiere da dove si gode il più bel panorama cittadino. Interamente costruite in pietre e mattoni, esse facevano parte delle antiche mura cittadine. La Torre interna, del XI secolo, è di forma rettangolare, mentre quella esterna è più bassa, quadrangolare e riferibile al XV secolo.

 

 

La vicina chiesa di S. Giovina fu costruita nel 1503 e  restaurata nel 1860. La facciata, interamente in mattoni, è semplice come il rosone ed i tre portali. L'interno è in stile  barocco e vicino l'altare maggiore si trova una cassa dove ci sono le ossa di S. Giovina, alla quale la chiesa fu dedicata nel 1850. Sempre dal 1850, il 20 luglio, c'è la festa solenne in onore della santa. I locali spaziosi del monastero erano la prigione cittadina fino a qualche anno fa.

 

Di fronte si vede l'immenso e solenne Palazzo Arcivescovile, iniziato a costruire dal XV secolo quando Lanciano diventò la sede dell'Arcivescovado dopo una lunga disputa con la diocesi di Chieti, e l'annesso Seminario del XVII secolo.

 

        Poco lontano, al centro del quartiere, c'è la chiesa di S. Maria Maggiore, un vero gioiello artistico in stile romanico e gotico, che è il risultato del lavoro di più secoli e che è oggi visibile nella sua primitiva forma dopo la decisiva restaurazione del 1968. Secondo un'antica pergamena fu fondata nel 1227, anche se una vecchia leggenda dice che fu riedificata su di un tempio dedicato ad Apollo. Ma delle ricerche archeologiche, effettuate nel 1971, hanno stabilito che non c'è mai stato nessun tempio pagano nelle sue fondamenta e che la sua fondazione risale al 1180. La chiesa ha subito diverse ristrutturazioni, per cui la si può anche ammirare nell'architettura gotico-borgognona del XVI secolo. Essa ha una doppia struttura architettonica. In via Garibaldi predomina lo stile romanico risalente al XII secolo, nel  portale che era l'accesso della vecchia chiesa  e nel campanile con numerose bifore. Nella piazzetta diametralmente opposta ci sono il portale, il rosone e delle ricche decorazioni che esprimono tutta l'abilità di Francesco Petrini, un valente architetto-scultore lancianese che realizzò questa opera nel 1317 e aprì la strada alle successive espansioni nel 1540 e all'inizio del novecento. I due portali testimoniano l'antica presenza di altrettante chiese, mentre si accede oggi nella chiesa di S. Maria Maggiore da un portale laterale. Nel suo interno a tre navate,  accanto all'altare maggiore, si osservano un trittico di legno del bergamasco Girolamo Galizi da Santacroce del XVI secolo rappresentante la Vergine e il Bambino e alcuni santi, una pala d'altare fatta da Giuseppangelo Ronzi da Penne nel 1811 e quel magnifico esempio di oreficeria sacra costituito dalla croce processionale in argento, alta un metro e mezzo, che fu lavorata da Nicola Galluci da Guardiagrele nel 1422. Purtroppo molti oggetti sacri sono dimenticati nella sacrestia.

 

Sotto il muraglione del quartiere si trova, in contrada S. Egidio, la Fonte di Civitanova, che fu ristrutturata nel 1825 su alcuni ruderi del III secolo. Si tratta della fonte più antica  e più grande delle nove che si trovavano in città, e che nella parlata popolare è meglio nota come "Fonte Grande". Un'acqua veramente pura scorre sotto un alto frontone, mentre ai suoi lati si propagano undici archi che racchiudono i lavatoi.

 

Il quartiere Sacca

 

Il quartiere Sacca si formò sul colle Selva all'incirca dal 1050 al 1153 e fu, forse, così chiamato perché vi si raccoglievano i dazi che i latini chiamavamo appunto "saccus". L'esigenza di creare un luogo di difesa nella zona cittadina rivolta verso il porto d'Ortona (il punto d'approdo delle scorrerie di Saraceni, Normanni e Turchi) e verso l'antica via di accesso alla città, rese necessaria la nascita di questo quartiere.

Via Garibaldi, che prosegue dal quartiere di Civitanova, si snoda tra i caratteristici vicoli e le case medioevali fino a giungere al punto di naturale confluenza morfologica del quartiere, la chiesa di S. Nicola. Le strade laterali di sbocco urbanistico sono via della Ripa, che prosegue dal quartiere di Civitanova, e via Cavour.

La chiesa di S. Nicola fu costruita nel 1242 sui resti di quella di S. Pellegrino che era stata distrutta da un incendio nel 1206. E' un grande complesso religioso con un portale gotico ed una facciata molto naïf. Il campanile, di stile gotico-romanico del XV secolo, domina le campagne sottostanti. Internamente ci sono tre navate ed una decorazione molto semplice; vicino l'altare c'è una statua di S. Nicola in una nicchia e nella chiesa si conservano un ostensorio d'argento del 1465, delle pitture ad olio e delle statue di santi in legno. S. Nicola si festeggia il 6 dicembre.

 

Addossata a questa chiesa c'è l'altra di S. Rocco, probabilmente costruita nel XVI secolo, che ne costituisce l'appendice, per cui la notevole mole delle due chiese caratterizza questa zona cittadina tanto che il quartiere è meglio conosciuto come "S. Rocco". La facciata in mattoni è molto semplice come il campanile alla sinistra del tetto, ma ai  lati del portale ci sono delle interessanti decorazioni floreali. Nella chiesa si conservano due interessanti statue in terracotta di S. Sebastiano e di S. Rocco e degli ex-voto in onore di S. Rocco. La chiesa è aperta al culto solo la domenica e in due occasioni particolari: il 20 gennaio, San Sebastiano, e il 16 agosto, quando ha luogo la grande festa popolare in onore di San Rocco.

           In Via Cavour è situata la chiesa di S. Maria degli Angeli, costruita nel 1854 per volontà di un parrocchiano, Giacomo Romano, che aveva lasciato un'eredità. Chiusa al culto, la si può osservare solo nella grande facciata in pietre e mattoni e nel grande portale in legno situato sotto il timpano dove c'è un'iscrizione scolpita nel marmo: "Ave Regina Angelorum".

 

Vicino al sottostante mercato coperto si intravedono i resti del Ponte di Lamaccio (detto della "Mazza"o "dell'Ammazzo") che fu costruito nel XIII secolo, e ricostruito nel 1837, con quattro archi a sesto acuto, per collegare i quartieri di Lancianovecchia e Sacca.

 

Il quartiere del Borgo

 

Il quartiere Borgo (parte periferica della città) sorse  sul colle Pietroso dal 1060 al 1204. L'urbanizzazione avvenne  intorno alla chiesa dei Santi Legonziano e Domiziano, su cui fu costruita l'attuale chiesa di S. Francesco d'Assisi, in conseguenza del popolamento e della graduale costruzione di case che ne determinarono lo sviluppo urbano. Corso Roma è la strada principale e le vie parallele sono via dei Tribunali e via Fieramosca.

Se da Piazza Plebiscito ci si incammina lungo corso Roma s'incontra subito, sulla sinistra, un porticato del XV secolo su cui c'era la sede di un'importante zecca durante il regno angioino. Una colonna del porticato stesso, parzialmente recintata in ferro, ricorda un deplorevole episodio delle battaglie tra Lanciano ed Ortona per poter usufruire del porto di S. Vito; i lancianesi avevano tagliato le orecchie a sette ortonesi e mischiato il sangue dei loro nemici con la calce durante la lavorazione della colonna.


Subito a destra si vede la facciata neoclassica in pietre e mattoni, un portale, un rosone rettangolare ed un campanile quadrangolare della chiesa del Purgatorio del 1737. Nell'interno ad una sola navata, in stile barocco, c'è un altare maggiore e degli altari laterali, e poi delle pitture, una campana e vari oggetti di culto che appartennero alla prima cattedrale dell'Annunziata.

Di fronte si vede la chiesa più importante del quartiere, S. Francesco d'Assisi, edificata nel 1258 su quella antica dei Santi Legonziano e Domiziano; qui i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo giungono per venerare il Miracolo Eucaristico. All'esterno, lo stile soddisfa i gusti semplici con il rosone, l'architrave e la lunetta che non hanno decorazioni, mentre la parte superiore della facciata presenta una varietà nelle pietre arenarie che sono i resti di case distrutte e della vecchia cattedrale dell'Annunziata; il portale in bronzo (1975) è riccamente decorato in stile Borgognone e Cistercense, con delle piccole sculture rappresentanti la vita di S. Francesco d'Assisi e le fasi più significative del Miracolo Eucaristico. Internamente ci sono delle cappelle, degli altari laterali, degli affreschi sulle volte di Donato Teodoro di Chieti, e l'altare maggiore dove sono custodite le Sante Reliquie del primo Miracolo Eucaristico della storia della chiesa cattolica. Dalla Piazza Plebiscito si vede tutta l'enorme mole del Santuario e il suo campanile del XV secolo.

 

        Poco lontano, c'è la chiesa di Santa Lucia, del 1250, che una leggenda dice sia stata edificata sopra i resti di un tempio dedicato a  Giunone. Distrutta più volte nel corso dei secoli, essa è stata sempre ricostruita, fondamentalmente verso la seconda metà del XIX secolo; girandole intorno, si può osservare la struttura della primitiva chiesa del 1250. Nella facciata, tutta in mattoni, si trovano un portale e un magnifico rosone a dodici raggi e sopra si vede un campanile del XVI secolo, probabilmente semidistrutto da qualche terremoto. Nell'interno ad una navata spicca lo stile barocco degli altari in marmo, delle decorazioni floreali delle colonne, delle piccole cappelle e, soprattutto, la nicchia dove è posta una statua di S. Lucia che si festeggia il 13 dicembre.

 

Proseguendo, ci si imbatte nella gigantesca costruzione della chiesa di S. Chiara (XVII secolo), che era un monastero di clarisse. Essa è esteriormente sobria e vigorosa, col portale e la lunetta molto semplici, quattro grandi finestre, un frontone, un campanile  e gli eleganti fregi di tutto il resto. Dentro, a sinistra dell'entrata ad una navata, c'è la statua lignea del Cristo Morto che viene portata in processione il Venerdì Santo. Da vedere anche l'altare maggiore, le decorazioni delle colonne, le volte e le pitture di Francescopaolo Palizzi del XIX secolo. E' da qui che inizia la processione del Venerdì Santo, organizzata dall'Arciconfraternita Orazione e Morte di San Filippo Neri. 

 

        Poco dietro la chiesa si può vedere il rotondo e mastodontico Torrione Aragonese in mattoni del 1480, che faceva parte delle antiche mura cittadine e che è stato ristrutturato nel 1972.

 

        Il quartiere, nella sua modernità, conserva altri interessanti monumenti come la Fonte del Borgo del 1500. Si tratta di un lavatoio interamente composto in mattoni con, al centro, sei teste di leoni dalle quali esce l'acqua in cannelle.

 

(testi di Maurizio Angelucci  foto di Nicoletta Di Ciano)