I tre Miracoli Eucaristici

  (di Maurizio Angelucci)

 

La storia della chiesa cattolica ha avuto diversi Miracoli Eucaristici, come quello di Bolsena (che avvenne nel 1263), i due di Siena (1330 e 1730), l'altro d'Alatri (1228) e quelli di Lanciano, dei quali il più conosciuto risale al 700 e l'altro, le cui reliquie si trovano ad Offida nelle Marche, intorno al 1270. Poi c'è la tradizione di un altro Miracolo Eucaristico lancianese, testimoniato da un dipinto che si trova nella chiesa di S. Francesco d'Assisi.

Se il Miracolo Eucaristico di Bolsena (conservato nel duomo d’Orvieto) è il più famoso, e diede origine alla festa del Corpus Domini nel 1264, quello che avvenne a Lanciano nel 700 e che si trova nella chiesa di San Francesco d'Assisi è altrettanto importante, trattandosi del primo Miracolo Eucaristico degli annali della chiesa cattolica.

La tradizione orale si tramanda da un imprecisato giorno del 700, quando un monaco basiliano che stava celebrando una messa, dubbioso della presenza di Cristo nell'Eucarestia, vide l'ostia trasformarsi in carne e il vino in cinque globuli sanguigni (in uno stupore che si propagò immediatamente, dando inizio a quel pellegrinaggio che dura tuttora).

I frati francescani, succeduti nei secoli ai basiliani e ai benedettini, conservarono accuratamente le Sacre Reliquie che furono esaminate in diversi periodi dalle autorità ecclesiastiche (nel 1574, 1637, 1770 e 1886), per studiarne le loro qualità peculiari e la prodigiosa conservazione nel tempo. Pare che nel 1574 si verificasse il sensazionale evento, non ripetutosi nelle successive ricognizioni, che il peso totale dei cinque globuli sanguigni fosse uguale a quello di ciascuno di essi presi separatamente.

Le autorità ecclesiastiche autorizzarono, il 18 novembre 1970, un prelievo di campioni che furono esaminati da un'équipe capeggiata da quell'importante personalità della medicina italiana che è il Dott. Odoardo Linoli.

I risultati furono comunicati il 4 marzo 1971, alla presenza d’importanti autorità religiose e politiche e hanno scientificamente dimostrato che la carne e il sangue sono autentici ed appartengono ad una persona vivente del genere umano, con l'identico gruppo sanguigno (AB).

Nel 1981, decennale della prima ricognizione scientifica, ci fu un ulteriore esame che confermò la totale identificazione della carne del Miracolo Eucaristico col cuore di una persona vivente della specie umana.

Uno splendido ostensorio d'argento (opera d’artisti napoletani nel 1713) protegge l'ostia convertita in carne, mentre il vino diventato sangue è custodito in un'antica ampolla di cristallo di Rocca; le Sacre Reliquie sono poste sull'altare maggiore della chiesa di S. Francesco d'Assisi.

Il Miracolo Eucaristico è meta di pellegrinaggi continui e fu visitato, il 3 novembre 1974, dal card. Wojtyla che nel 1978 diventò Papa Giovanni Paolo II.

 

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Il racconto riguardo il secondo Miracolo Eucaristico di Lanciano è leggendario, ma le Sacre Reliquie esistono e si trovano nella chiesa di Sant’Agostino ad Offida (nelle Marche).

Nel 1273, in una stalla che si trovava nello stesso punto dove c’è l’attuale chiesa di S. Croce nel quartiere di Lancianovecchia, una donna chiamata Ricciarella voleva riconquistare l’amore del marito e si era rivolta ad una fattucchiera ebrea che le aveva consigliato di mettere un’ostia consacrata sul fuoco per ricavarne una pozione erotica. Ciò fu fatto ma, improvvisamente, l’ostia si tramutò in carne e sangue, e ciò spiega il perché i lancianesi siano anche chiamati “frijacriste”.

Ricciarella tenne nascoste le Sante Reliquie per breve tempo e si meravigliava ogni volta che i cavalli s’inginocchiavano all’entrata della stalla. Finalmente rivelò ogni cosa al parroco della vicina chiesa di S. Agostino, Jacopo Diotallevi, che portò le reliquie in chiesa. Quando quest’ultimo fu trasferito ad Offida egli portò con se le Sacre Reliquie che ogni 3 maggio vengono commerate con una gran festa religiosa. 

 

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         Un altro Miracolo Eucaristico della tradizione religiosa lancianese è raffigurato in una tela ad olio riferibile al XVII secolo, o a quello precedente, che si trova nella sacrestia della chiesa di S. Francesco d’Assisi.

Quest’importante testimonianza iconografica dimostra di come la natura divina sia sempre pronta ad intervenire. Nel quadro ci sono degli individui in abiti secenteschi che giocano ai dadi; uno di essi mette in gioco una sacra particola e viene morso da un cane mentre un vecchio si rivolge al cielo ed è sicuro della presenza di Dio.